Ceccarelli – Il sole 24 Ore

Caro Direttore,
sto seguendo con viva attenzione la campagna stampa per l’abolizione delle province, che vede in primissima linea il suo giornale. Una tesi rispettabilissima, che ho visto riaffermata con dovizia di motivazioni nell’editoriale firmato oggi ( mercoledì 9 Agosto) da Gianfranco Fabi. Per carità, quando si parla di costi della politica tutto ha un peso, soprattutto se si pensa che siano soldi sprecati. Ma 100 milioni di Euro all’anno incidono per lo 0,000…1 sul bilancio dello Stato è non possono essere sufficienti per giustificare l’abolizione di un ente che ha oltre un secolo di storia, è previsto dalla Costituzione, fortemente rafforzato dopo il decentramento disegnato dall’allora Ministro Bassanini e poi riconosciuto nella riforma del Titolo V.
C’è un errore di fondo nell’impostazione della vostra campagna contro le province. L’errore sta nel voler pensare ad un futuro ordinamento dove le Regioni diventino tanti piccoli stati federati e i presidenti delle regioni dei “Governatori”, come già oggi si dice, all’americana. Io sono solo il presidente di una piccola provincia toscana, caro direttore, ma – mi creda – sarebbe quanto di peggio possiamo immaginare nell’evoluzione della nostra forma di Stato. Questo federalismo non appartiene alla nostra storia. Non è così che è nata la Repubblica Italiana. Anzi, nella nostra storia sta scritto che, ogni volta in cui ci dividiamo in tanti piccoli stati, poi finisce che ci facciamo la guerra. Riemergono le diversità storiche, le antiche rivalità, gli atavici rancori. La trasformazione delle Regioni in 20 piccoli “Stati regionali”, che rischiamo di contrapporsi allo Stato centrale, renderà più difficile amministrare la cosa pubblica. Aumenteranno i conflitti, le differenze tra nord e sud si consolideranno, si alzeranno i primi piccoli muri e anche i più biechi separatisti troveranno terreno fertile per le proprie rivendicazioni.
La strada da seguire è un’altra. E’ quella del federalismo solidale dei comuni e delle province. E’ quella del principio di sussidiarietà, secondo il quale la gestione degli interessi delle comunità locali deve essere garantita sempre al livello più vicino alle stesse. Ai comuni per tutto quello che può essere fatto a livello comunale, alle province per la tutela di quegli interessi per i quali occorre fare riferimento a sistemi e s territori che comprendono più comuni. E così via, fino alle Regioni e allo Stato centrale. E’ così che si avvicina la pubblica amministrazione alle aspettative dei cittadini. E’ così che si costruisce una nuova idea di Stato amico.
Caro Direttore Lei sa bene che il problema dei costi della politica è ben altra cosa e nasce proprio a livello centrale e non certo alla periferia del potere. Proprio sul suo giornale, nei giorni scorsi, si scriveva che i conti delle province sono totalmente sotto controllo. Di quelli dello Stato, purtroppo, fino ad oggi non si può dire altrettanto. Certo sarebbe grave non porre un freno alla ingiustificata proliferazione di nuove Province a cui stiamo assistendo, ma – mi creda – abolendo le province non si risolverebbe un problema, se ne creerebbero altri ben più rilevanti.
Cordiali saluti.

Vincenzo Ceccarelli