ABOLIAMOLEPROVINCE: OGNI CITTADINO FACCIA LA SUA PARTE
LE STRATEGIE IN CORSO CHE PER AVERE SUCCESSO RICHIEDONO IL TUO AIUTO CONCRETO
- SOSTEGNO CAMPAGNA NON SERVE NON VOTO per ridurre drasticamente l’affluenza la voto alle provinciali in assoluto (sotto il 50%) ed in confronto alle altre amministrative ed alle europee per delegittimare ulteriormente l’Ente Provincia. DIFFONDI LA NOTIZIA TRA TUTTI I TUOI CONTATTI
- PREDISPOSIZIONE LISTE “LA PROVINCIA NON SERVE – NON VOTO” i cui componenti partecipino alle tribune elettorali denunciando l’inutilità degli enti e del voto con concrete argomentazioni, invitando a non votare per raggiungere l’obbiettivo dell’abolizione. (Ogni candidato rilascera’ una dichiarazione giurata che se eletto, nonostante l’invito all’astensione, si dimettera’ nella stessa giornata della proclamazione degli eletti)DIVENTA CANDIDATO NELLA TUA PROVINCIA
- FIRME: raccolta e consegna al Parlamento in periodo elettorale delle oltre 50.000 firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per la soppressione delle Province che sancisca la richiesta della abolizione da parte dei cittadini, a sostegno delle richieste di singoli parlamentari già depositate; VEDI SULLE PAGINE DEL SITO DOVE FIRMARE E DIVENTARE PROMOTORE DI PUNTI RACCOLTA; SCRIVI PER AVERE I MODULI.
AGISCI D’ORA IN AVANTI, GIORNO PER GIORNO, CONTINUAMENTE SU UNA O PIU’ DI QUESTE STRATEGIE E CE LA FAREMO.
SE OGNI CITTADINO AGIRA’ CONVINTO DI ESSERE LA GOCCIA CHE PUO’ FAR TRABOCCARE IL VASO CE LA FAREMO, ALTRIMENTI SAREMO DURAMENTE SCONFITTI.
Lorenzo Furlan
lorenzo.furlan@aboliamoleprovince.it – 339 4084359
Nei bilanci delle Province trovano spazio servizi fondamentali per la vita dei cittadini, spese spesso incomprimibili: tanto per citare alcuni dati, lo scorso anno le Province hanno dedicato alla viabilità, ai trasporti, alla tutela del territorio ed alla protezione dell’ambiente il 42,2% dei loro bilanci, più di 4 miliardi di euro. Per la formazione e l’istruzione dei giovani e per assicurare scuole sicure e accoglienti sono stati investiti dalla Province oltre 2 miliardi di euro. Le Province si sono impegnate a contribuire al rilancio del Paese, riservando quasi 2 miliardi di euro allo sviluppo dei territori, con aiuti alle industrie e alle piccole e medie imprese, sostegni all’imprenditoria giovanile e femminile, promozione della ricerca e della diffusione delle energie alternative e delle fonti rinnovabili. Quasi 500 milioni di euro sono stati impegnati per la promozione della cultura, del turismo e dello sport e per i servizi sociali. 2 miliardi sono il costo per il personale, che si immagina nessuno voglia considerare sopprimibile, mentre per le indennità degli amministratori si spendono 119 milioni di euro; lo 0,84% dei bilanci provinciali. In tutto, con i trasferimenti ai comuni e i costi per gli acquisti e per gli investimenti nelle attrezzature, arriviamo a 13 miliardi di euro. Allora, come si fa a dire che, cancellando le Province, si avrebbero risparmi di 13 miliardi di euro? 13 miliardi, cioè l’ammontare totale delle spese delle Province: quei denari che, come ricordavo prima, vengono usati per assicurare ai territori italiani strade, scuole, migliore occupazione, salvaguardia dell’ambiente. Eppure lo affermano anche autorevoli istituti di ricerca. E’ un ulteriore dimostrazione di quanto purtroppo oggi prevalga lo scoop, la frase ad effetto, rispetto all’analisi seria, alla riflessione, alla paziente ricerca delle soluzioni possibili. Una parte degli attacchi alle Province hanno obiettivi ben chiari: destrutturazione della Pubblica Amministrazione, privatizzazione dei servizi pubblici, affievolimento del livello di controllo democratico, gestione dei grandi servizi di rete, dai trasporti alle risorse idriche, dai rifiuti alla viabilità, alle infrastrutture materiali e immateriali E’ cosi che si affastellano improvvisate analisi su ipotetici risparmi di spesa; è così che, in un tempo dove è sempre più difficile mantenere alto il livello di gradimento dei cittadini nei confronti delle istituzioni, si individua l’agnello sacrificale da immolare sull’altare della semplificazione o ancor più dell’antipolitica.