AVVISO DI CONFERENZA STAMPA


Il comitato di cittadini promotore del disegno di legge di iniziativa popolare per la soppressione delle province, ha avviato la raccolta delle firme su tutto il territorio nazionale.
Nel sito web del comitato (www.aboliamoleprovince.it) è reperibile il testo della proposta del disegno di legge e l’elenco dei comuni presso i quali ci si può recare per firmare.
Contestualmente, il comitato organizzerà specifici appuntamenti (il primo è previsto per i giorni 28 e 29 giugno 2008) durante i quali verranno allestiti in diverse città italiane appositi punti di raccolta delle firme.
Allo scopo di poter divulgare l’iniziativa, il comitato invita i signori giornalisti alla conferenza stampa che si terrà a Mestre, al centro civico di via Sernaglia n. 43 (laterale di via cappuccina), giovedì 19 giugno 2008 alle ore 12,00.

Il portavoce del comitato
Dr Lorenzo Furlan
(tel. 339 4084359 - lorenzo.furlan@aboliamoleprovince.it)

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L'opinione dei lettori

Bravo Lorenzo, ottima iniziativa!
Forza, anche in Puglia è partita la raccolta firme: non molliamo:
http://www.canosaweb.it/canosa/informa/2338.html

Condivido pienamente la vostra iniziativa, basta con gli sprechi di denaro pubblico!

Sono un semplice cittadino che fino a qualche tempo fa ero un sostenitore convinto dell’utilità della Provincia, oggi invece sono per l’abolizione delle provincie e condivido questa linea già espressa nell’ultima campagna elettorale anche se adesso purtroppo più nessuno sembra parlarne.
Secondo me l’errore di fondo che si fa è quello di insistere sul fatto che ci voglia per forza un ente intermedio tra i comuni e gli alti vertici istituzionali che non fa altro che aumentare il livello di burocrazia, secondo il mio modesto parere credo che la parola d’ordine dovrebbe essere quella di semplificare le istituzioni perché solo così l’Italia potrà progredire. Le città devono avere più poteri una cosa è certa per raggiungere questo traguardo è necessario l’eliminazione delle provincie che rappresentano un ulteriore e per questo assurdo passaggio burocratico in più che si può eliminare e che invece soffoca l’autonomia locale, con la loro eliminazione si ridurrà anche la burocrazia che tradotto in parole semplici significa più celerità dei poteri decisionali e meno costi per lo Stato e di conseguenza si avrebbero più risorse da impiegare per le strutture e lo sviluppo locale. L’eliminazione di questa Istituzione è strettamente legata secondo la mia modestissima opinione alla riforma dei comuni in caso contrario con l’attuale status equo abolire le Provincie non credo che sarà possibile perché l’architettura istituzionale ne soffrirebbe e la loro mancanza si ripercuoterebbe con effetti negativi sul sistema politico/amministrativo dello Stato.
Questo tipo di riforma ha già interessato negli anni 70 i Paesi del nord Europa come nel caso della Svezia, che abolì le provincie creando città molto più grandi accorpando i comuni piccoli a quelli più grandi e sono regolati da un atto di governo in cui è stabilito il livello di autonomia locale e assieme formano le Contee che corrispondono alle nostre Regioni italiane. Un sistema questo che, secondo il mio modestissimo parere propongo qui di seguito, sostituirebbe in pieno le cosiddette aree metropolitane che invece sono inutili e lesive per l’identità di una comunità locale, ed è anche, a differenza del modello svedese a cui si ispira questa mia idea, molto più rappresentativo perché non scomparirebbero i comuni di riferimento del comprensorio che anzi verrebbero valorizzati assieme a tutto il territorio circostante.
Per questo motivo credo modestamente che è necessario congiuntamente all’abolizione delle provincie attuare la riforma dei comuni come è già avvenuta in altre nazioni del nord Europa e cioè accorpare i comuni piccoli al comune di riferimento più grande del proprio comprensorio realizzando città più grandi che insieme formano la propria Regione, mentre le prefetture e tutti gli uffici dello Stato continuerebbero a restare negli ex capoluoghi di provincia e potrebbero essere decentrati nelle città del territorio dell’ex provincia di appartenenza. Per la precisione l’Italia conta 2800 comuni una babilonia! Assurda per un Paese civile del 2000.
Mettiamo in luce i termini di queste “grandi città” suddivisi al loro interno da municipalità corrispondenti ai vecchi comuni: una Regione popolosa come la Campania con 551 comuni eliminando le 5 provincie significherebbe portare a 30 massimo 40 i comuni di tutta la Regione, credo che sarebbe l’ideale, e così, questa media, un po in tutto il Paese. Ovviamente deve essere tutto proporzionato alla popolosità e ai centri urbani già presenti. Le “città”, in questo disegno virtuale che stiamo facendo, potrebbero essere anche 70-80 in Regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Sicilia, sarebbero 2-3-4 in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Molise, Basilicata … 5-6 in Umbria, 15-20 in Abruzzo, 20-30 nelle Marche, in Sardegna, in Friuli, in Calabria e Liguria … Ai sindaci andrebbero aggiunte le attuali funzioni del Predente della Provincia e poteri ordinari in materia di pubblica sicurezza. I Sindaci delle città a loro volta formerebbero la camera dei sindaci presso la propria regione che inoltre si comporrebbe con attuale giunta e consiglio regionale, i sindaci potrebbero deliberare su determinate questioni assieme alla giunta regionale, a quest’ultima però verrebbe riconosciuta l’esclusività di legiferare anche su altre materie, mentre su questo ultimo punto i sindaci potrebbero solo mediare, ma non in modo vincolante, con il consiglio regionale sulle leggi da applicare a cui spetterebbe il parere finale. Così la città potrebbero godere di ampia autonomia e di pari dignità con tutte le altre, mentre alle città capoluogo di regione verrebbe concesso il solo privilegio in determinati casi di trattare i propri interessi con le istituzioni centrali senza essere subalterni alla Regione.
Insomma potremmo vivere in realtà più grandi e finalmente moderne, questa è la mia idea, cosa ne pensate?

CRISTOFORO GATTO

On. Tremonti, non basta abolire solo 9 Province, via tutte!

Carissimi, la vostra proposta non mi convince pienamente e - se avete la pazienza di leggere - vi spiego perchè: questa dell’abolizione delle province mi sembra un’iniziativa vagamente populista. Non fraintendetemi: i costi della politica devono essere ridotti, ma perchè questo avvenga serve una strategia di ottimizzazione delle istituzioni e di redistribuzione di potere e risorse. Le province sono diventate capri espiatori di un intero sistema ormai marcescente. Dire che bisogna tagliar loro la testa assomiglia a invocare una rivoluzione più scenografica e appagante agli occhi del popolo che reale e pro-positiva. Oltretutto, siamo convinti che le province - in quanto affini all’organizzazione territoriale dell’epoca comunale - non siano più corrispondenti alla nostra identità? E siamo certi che a moltiplicare i costi non siano migliaia di comuni piccolissimi, ognuno con proprie sedi, uffici e personale? Siamo anche sicuri che, nel 2008, certe competenze amministrative non siano meglio esercitate da autorità territoriali unitarie? Il mio timore è che, una volta abolite le province, molte funzioni vengano assegnate alle regioni, le quali le eserciterebbero con un piglio centralista affatto soddisfacente. Quelle stesse regioni che, a differenza delle province, sono maladimensionate: troppo piccole in molti casi per gestire, ad esempio, lo sviluppo economico, i trasporti o la sanità. Per questo, forse, la migliore stella polare per riformulare le istituzioni è il modello trentino-tirolese, ossia un modello di province autonome i cui consiglieri compongono anche il consiglio regionale secondo principi federali e fortemente sussidiari. Le regioni, oltretutto, hanno compiti legislativi e perciò molto costosi e delicati. Perchè non ridurre a 6 o 7 questi enti, nati nel 1800 più come aggregati statistici che come elaborazioni storiche, culturali e socio-economiche, e trasformarli in ’strumenti’ di nuove province che eliminino le diseconomie dei comuni (assumendosi compiti ed aggregando uffici) ed ereditino totalmente - perchè no - l’amministrazione periferica dello Stato?